G.V.V.
GRUPPI VOLONTARIATO VINCENZIANO
CHI SIAMO: Le radici dei GVV [dal sito web http://www.gvvaicitalia.it/it/la-storia/le-radici-dei-gvv]
DALLE DAME DELLA CARITÀ AI GRUPPI DI VOLONTARIATO
VINCENZIANO
Le Dame della Carità è un’associazione caritativa
laica fondata da San Vincenzo de' Paoli nel
1617, col nome di “Sorelle della Carità”,
a Chatillon-les-Dambes. Nel 1629 mutarono
il nome in Dame della Carità.
Inizialmente dedite all'assistenza ai malati
poveri e più abbandonati, le Dame della Carità
estesero la loro opera a ogni genere di soccorso
ai bisognosi, mantenendo comunque lo stile
vincenziano, che richiede l'incontro personale
con i poveri a domicilio o comunque nel loro
ambiente di vita. Per favorire l'unità di
quest'opera, San Vincenzo de’ Paoli diede
regole comuni, basate sull'imitazione di
Gesù Cristo, sull'amore evangelico senza
frontiere, sull'organizzazione degli interventi,
sulla creatività, per trovare modi sempre
nuovi di aiuto ai poveri.
Caratteristica del suo genio è stata non
solo l'organizzazione della carità, ma anche
della comunicazione.
Dopo la morte di san Vincenzo, le Carità
si sono diffuse in numerosi paesi, grazie
ai Preti della Missione e alle Figlie della
Carità. Sono nate così le associazioni nazionali,
collegate tra di loro attraverso la collaborazione
e coordinate dalla presidente dell'associazione
francese. L'associazione è parrocchiale e
diocesana, ma giuridicamente dipende dal
Superiore generale della Congregazione delle
Missioni. L'attività delle associazioni nazionali
in ogni Paese è diretta da un Consiglio Nazionale.
Nel 1960, l’associazione ha cominciato a
sentire il bisogno di aggiornarsi innanzitutto
abbandonando il nome di “Dame della Carità”,
legate nell’immaginario collettivo ad un
tipo di assistenzialismo pietoso.
Le associazioni dei diversi paesi presero
atto dei cambiamenti intervenuti nella società
e nella Chiesa postconciliare: in accordo
con l’insegnamento di S. Vincenzo, hanno
deciso di cambiare i loro metodi e strutture
adottando uno statuto internazionale conforme
all’esigenza dei nostri tempi.
Nel 1971, le delegate di 22 associazioni,
radunate in Assemblea Straordinaria, hanno
votato il nuovo statuto e hanno adottato
il nome di Associazione Internazionale della
Carità (AIC). Nel decidere di mantenere nel
nuovo nome il termine di "Carità",
i membri hanno voluto sottolineare la discendenza
diretta dall'opera creata da San Vincenzo
e la loro fedeltà all'insegnamento profetico
del loro fondatore.
Le linee operative dell'associazione sono
racchiuse nel cosiddetto "Documento
di Base", accettato a livello internazionale,
ove ci si impegna ad essere presenti sui
tre piani della carità, vale a dire: azione
individuale, azione collettiva, azione sulle
strutture. Così la dimensione interpersonale
della carità, come l'azione comunitaria e
politica, sono vissute alla luce del Vangelo.
Fondamentale e specifico dello stile vincenziano
come abbiamo già detto, è l'incontro personale
con i poveri a domicilio o nel loro ambiente
di vita; incontro che esige una seria e continua
formazione, fondata e alimentata dal rapporto
con Cristo e dalla testimonianza di vita.
L'AIC è attualmente presente in numerosi
paesi d'Europa, dell'America Latina e dell'America
del Nord, dell'Asia e dell'Africa. Essa raggruppa
42 associazioni con più di 250.000 membri,
tutti impegnati nello sforzo di far vivere,
nei modi adatti al nostro tempo, il progetto
fondamentale di Vincenzo De Paoli, loro fondatore:
Contro la povertà agire insieme.
L’A.I.C. gioca un ruolo importante sul piano
internazionale. E’ presente in organismi
governativi e non governativi. Godono di
uno statuto consultativo presso L’ UNESCO,
l’ECOSOC (United Nations Economic and Social
Council) e il Parlamento Europeo. Fa parte
del CIAS (Comitato Internazionale d’Azione
Sociale), della Conferenza dell’OIC (Organizzazioni
Internazionali Cattoliche), dell’UMOFC (Unione
Mondiale delle Organizzazioni Cattoliche
Femminili).
Nel 1991 ad Assisi si è tenuta l’Assemblea
dei Dialoghi che ha definito come proprie
linee d’azione improntate a favorire la formazione,
la comunicazione, la solidarietà e l’autopromozione
riprese e consolidate poi nell’Assemblea
di Antigua (Guatemala) del 1994. In quest’ultima
occasione si è rafforzato lo spirito politico
dell’associazione, in particolare per la
denuncia delle ingiustizie subite dai poveri
e facendo pressione sulle strutture pubbliche
affinché difendano le famiglie e le comunità
emarginate.
Nel corso degli anni la riflessione dell’AIC
ha aperto nuove voci e indicato nuovi obiettivi.
L’opzione anteriore di tenersi accanto alle
famiglie più povere, emarginate, forzate
a vivere in situazioni sociali drammatiche,
ha subito dei profondi cambiamenti al momento
che si sono accorti che la semplice assistenza
è inefficace e finisce per creare nuove dipendenze.
Ciò ha condotto l’A.I.C. alla maturazione
di una nuova comprensione dell’importanza
della famiglia nella sua globalità, in quanto
prima cellula della comunità umana e nocciolo
elementare primordiale dell’ordine sociale.
Sono state adottate delle motivazioni nuove
e più profonde tra cui l’idea che bisogna
far prendere coscienza alle famiglie più
povere dei valori della famiglia stessa e
dei loro diritti.
Da qui nasce la riflessione sul valore sociale
della persona ed in particolare il suo sviluppo
all’interno del contesto familiare e sociale;
le ingiustizie che l’affliggono, come l’emarginazione,
l’esclusione, il rifiuto che minano la salvaguardia
dei diritti fondamentali della persona.
Infatti dalla “Dichiarazione Universale dei
Dirtti dell’ Uomo” l’art. 7 cita che “Tutti
sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto,
senza alcuna discriminazione, ad un'eguale
tutela da parte della legge. Tutti hanno
diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione
che violi la presente Dichiarazione come
contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.”.
L’ art. 22 afferma:” Ogni individuo in quanto
membro della società, ha diritto alla sicurezza
sociale nonché alla realizzazione, attraverso
lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale
ed in rapporto con l'organizzazione e le
risorse di ogni Stato, dei diritti economici,
sociali e culturali indispensabili alla sua
dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.”
Dall’art. 27 “ Ogni individuo ha diritto
di prendere parte liberamente alla vita culturale
della comunità, di godere delle arti e di
partecipare al progresso scientifico ed ai
suoi benefici.”
Di conseguenza come diceva S. Vincenzo, la
lotta contro l’esclusione sociale è prima
di tutto opera di giustizia e poi opera di
misericordia. Grazie a queste riflessioni,
l’A.I.C. vuole difendere la dignità umana
e la giustizia sensibilizzando l’opinione
pubblica, superando i pregiudizi, creando
una nuova cultura improntata alla pace, al
rispetto, alla solidarietà e all’autopromozione.
Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo del 1948.
1.2. ITALIA: GRUPPI DI VOLONTARIATO VINCENZIANO
In Italia l'Associazione è conosciuta come
Gruppi di Volontariato Vincenziano (GVV)
i quali sono presenti in tutte le Regioni
e sono articolati in sezioni regionali, provinciali
( o diocesane) e cittadine.
Svolgono il servizio caritativo soprattutto
nei territori parrocchiali (è lo specifico
dell'Associazione) o interparrocchiali, individuando
i bisogni e le risorse, per realizzare in
modo corretto gli interventi e per promuovere
nella comunità l'animazione della carità
in spirito di servizio ai poveri anche attraverso
i "servizi speciali" gestiti direttamente
o in collaborazione con altri. Il problema
delle donne povere e in situazioni di emarginazione
sono oggetto di particolare attenzione. Per
assicurare una partecipazione e un servizio
aggiornato e competente sono programmati
(con obbligo di frequenza) corsi di formazione
spirituale, culturale e specifici per i vari
settori di intervento (centri di ascolto
e di accoglienza, centri per donne in difficoltà,
ospedali,centri anziani ecc.).
Il Volontariato Vincenziano ha pure le Sezioni
giovanili, attualmente autonome, ma che lavorano
in stretta collaborazione con i gruppi degli
adulti.
http://www.gvvaicitalia.it